La Costituzione Giapponese candidata al Nobel per la pace

Annunciato in data 20 Aprile 2014

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    Giappone - 20 Aprile 2014
    La costituzione giapponese, anzi il suo promotore, il popolo giapponese, è stato candidato al premio Nobel per la pace. In particolare è stata candidato per l'articolo 9 della carta costituzionale, che recita: “"Il popolo giapponese eternamente rinuncia alla guerra come diritto sovrano della nazione e alla minaccia di un uso della forza per risolvere le dispute internazionali; non sarà mantenuto potenziale bellico navale, aereo o terrestre". Secondo la promotrice della candidatura, la casalinga Naomi Takusu, sebbene la costituzione del paese non sia stata scritta dai giapponesi stessi, ed anzi, sia stata compilata sotto la guida degli occupanti angloamericani dopo la seconda guerra mondiale, essa ha fatto in modo che questi la rispettassero e per oltre settant'anni si rifiutassero di muovere guerra a chiunque.

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    Tuttavia la notizia arriva in un momento in cui questa carta costituzionale è a rischio di modifiche, come annunciato dal primo ministro Shinzo Abe, proveniente dall'ala ultraconservatrice del partito che, salvo brevi periodi, ha governato il Giappone dalla fine della seconda guerra mondiale, lo Jiminto, il Partito Liberal-Democratico. Tra le modifiche annunciate vi è una sostanziale riforma dell'articolo 9, che prevede la riappropriazione del diritto di avere un esercito propriamente detto (va però precisato che le Forze di Autodifesa sono tutto fuorché male equipaggiate) e di poter intervenire per effettuare operazioni di “difesa comune” al fianco di alleati. Una svolta epocale che una parte sostanziale della popolazione non approva. Le modifiche portate avanti da Abe sono frutto di un lungo processo, che ha come scopo l'affrancarsi dall'emasculazione militare imposta dagli Alleati con la sconfitta nella seconda guerra mondiale, per tornare ad avere una capacità di azione nazionale a tutto tondo.

    La difesa del Giappone è infatti anche responsabilità degli Stati Uniti, che con il Trattato di Cooperazione e Sicurezza Nippo-Americano firmato nel 1960, mantengono considerevoli forze in tutto l'arcipelago. Per tutto il secondo dopoguerra, il Giappone ha dovuto agganciarsi alla politica estera statunitense in funzione antisovietica. Dalla fine della guerra fredda il Giappone è stato attraversato da un feroce dibattito sulla necessità del trattato di sicurezza e di come la politica nazionale avrebbe dovuto muoversi in questo nuovo secolo multipolare. I partiti di destra hanno in genere premuto per una sostanziale riforma della costituzione che abolisse le pastoie imposte sulla capacità militare.

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    Sembra che con Abe questa tendenza sia in fase di compimento, visto anche il forte clima di conflitto con l'ingombrante e belligerante vicino cinese, che di recente ha dato fuoco alle polveri di una lunga crisi territoriale intorno alle isole Senkaku, una serie di isole disabitate vicino a sostanziosi depositi sottomarini di gas naturale. La tensione ha portato anche al dispiegamento di velivoli delle forze di autodifesa in risposta alle ripetute violazioni dello spazio aereo perpetuate dai cinesi, assieme a diverse schermaglie navali tra pescherecci cinesi in violazione delle zone esclusive attorno alle isole e la guardia costiera giapponese.

    Se da una parte i giapponesi hanno dimostrato una grandissima dedizione alla causa della pace, ed è ammirevole che abbiano percorso un così lungo cammino senza mai ricorrere all'uso della forza, la vittoria del premio nobel per la pace per procura di una entità così politicamente caricata all'interno del dibattito politico metterebbe sicuramente i bastoni tra le ruote alla politica di Abe. Che sia tratti di una manovra di palazzo? Al tempo l'ardua sentenza.

    Post preso dal Jigoku.it

     
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  2. ~LaRis
     
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    Non sapevo di questa cosa :huh: Come è andata a finire poi? :serio?: Io non ho sentito niente :mado:
     
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1 replies since 21/4/2014, 10:33   47 views
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